Arte in cammino

associazione onlus dove l'artista trova la sua strada

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Roma mia

Roma mia,

terra d’infanzia,

terra di giovinezza,

terra del mio sentire,

amore sviscerato.

I tuoi vicoli, come vene,

brulicano di genti,

pensieri diversi e stranieri ne fanno l’odore.

Io ti chiamo Roma,

ma di certo ognuno

ha la sua Roma.

Quando passeggio per le tue strade,

trovo tutto e niente

di ciò che eri.

Rovisto nel tuo grande baule di cose andate

e ci ritrovo la tua bellezza,

un po’ sfiorita,

un po’ ferita,

ma per questo io

t’amo di più.

Lì c’era il palazzo de’ tali

e lì, ti ricordi,

abitava il signor tizio,

la nonna s’affacciava,

noi a Villa Celimontana.

Il mercato ha cambiato piazza,

ha perso le sue bilance con i pesi,

ora è al coperto, che comodità,

e così ancora e ancora

giro guardando,

ma non vedo più nulla.

Il bello della vita:

proprio il cammino,

il percorso che ci rinnova in ogni attimo

in un mondo nuovo,

un mondo al tempo stesso così antico,

una storia così viva

che ancora, Roma,

io non t’ho scoperta.

Laura Soro

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Donna Zigana

Zigana che balli

la notte andalusa

avvolta in uno scialle di seta

color rubino

e fili d’argento,

scintillio di stelle

brillano nei tuoi occhi

e nei folti capelli neri,

che cantano l’amore perduto,

nei tappeti verdi

della tua anima

e nei sentieri solitari

del tuo cuore.

…e là il pensiero

vaga e sogna,

s’illude e canta,

canta una nenia andalusa

di cuori svaniti

di cuori perduti

di cuori ammaliati.

Chimere che godono dell’anima

i pensieri lontani

e tu… bimba,

ti annulli al vento

chiudendo con le lacrime

i tuoi occhi lucenti e sognanti

di Primavera

sempre più lontana e solitaria.

… e balli balli nella notte

che pian piano si rischiara,

scolorando la malinconia

e tutti i tuoi pensieri.

Bella sei Donna Zigana.

Maria Flora Macchia

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La stanza e il mare

部屋と海 (Heya to umi)

Nell’aria sospesa

silenzi di vita

spogli i ciliegi

lontano il sacro monte

e poi il mare

ladro di tenerezze

alito di lontananze

 

nell’aria sospesa

veli di inquietudine

nascondono pudichi

desideri futuri

verrà

dall’indistinto azzurro

verrà il sogno

dal suo notturno viaggio

Angela Esposito

 

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A mia madre

Eri lo scoglio dove io approdavo

stanca del lungo e incosciente navigare.

Eri la sabbia calda dove, infreddolito,

scaldavo il mio corpo fra le tue braccia sempre pronte ad accogliermi.

Ogni capello percepiva il calore ardente del tuo amore.

Ritrovavo l’antico nido sicuro che nulla poteva violare.

Come il mare raccoglievi i miei gridi di gioia,

i miei lamenti di dolore.

Ora quel corpo è arso, non può più scaldare e brucia su quel lino bianco.

Lo scoglio è umido, vischioso ed io scivolo in mare, urlo, affogo

e non puoi più salvarmi.

Le tue mani si tendono verso di me

ma io non so raggiungerle, afferrarle, stringerle.

Il tuo lamento affannoso stritola le mie ossa

ed io cado nell’abisso della morte con te

e poi… più nulla.

Rinalda Reandisi Cacchioni

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Roma

Nella presenza mi appare Roma

antiche vestigia, mitologia, leggende.

Plasmatrice nutrice della mia anima involucro del mio cuore

E’ primavera oggi! Un maggio.

Le cui energie fiaccano l’uomo stanco, ebbro di speranza.

Ecco – infatti “Il premio di Arte Capitolium”!

Gli artisti si stringono attorno – rinnovano energie,

Mentre pensieri magici avvolgono le loro menti.

E così passeggiando nel bel tramonto romano –

case di un rosa ambrato:

“ecco il campidoglio” – chissà perché – uno dei sette colli!

I glicini accompagnano la scalinata

Il ceruleo dei fiori dona un’aria festosa al giardino antico.

Maestosa – al centro – la statua “Marco Aurelio” – alta – enorme

L’imperatore romano maestro filosofo i cui pensieri

donano ancora saggezza all’anima!

Ma è l’arte – la creatività impulsi dell’uomo!

Al quale donano gioia di vivere – e forza senza mai resa

Arte – cara Arte!

Compagna di consapevolezza

Nella solitudine senza tempo.

Maria Muzi

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