Eri lo scoglio dove io approdavo

stanca del lungo e incosciente navigare.

Eri la sabbia calda dove, infreddolito,

scaldavo il mio corpo fra le tue braccia sempre pronte ad accogliermi.

Ogni capello percepiva il calore ardente del tuo amore.

Ritrovavo l’antico nido sicuro che nulla poteva violare.

Come il mare raccoglievi i miei gridi di gioia,

i miei lamenti di dolore.

Ora quel corpo è arso, non può più scaldare e brucia su quel lino bianco.

Lo scoglio è umido, vischioso ed io scivolo in mare, urlo, affogo

e non puoi più salvarmi.

Le tue mani si tendono verso di me

ma io non so raggiungerle, afferrarle, stringerle.

Il tuo lamento affannoso stritola le mie ossa

ed io cado nell’abisso della morte con te

e poi… più nulla.

Rinalda Reandisi Cacchioni