Roma mia,
terra d’infanzia,
terra di giovinezza,
terra del mio sentire,
amore sviscerato.
I tuoi vicoli, come vene,
brulicano di genti,
pensieri diversi e stranieri ne fanno l’odore.
Io ti chiamo Roma,
ma di certo ognuno
ha la sua Roma.
Quando passeggio per le tue strade,
trovo tutto e niente
di ciò che eri.
Rovisto nel tuo grande baule di cose andate
e ci ritrovo la tua bellezza,
un po’ sfiorita,
un po’ ferita,
ma per questo io
t’amo di più.
Lì c’era il palazzo de’ tali
e lì, ti ricordi,
abitava il signor tizio,
la nonna s’affacciava,
noi a Villa Celimontana.
Il mercato ha cambiato piazza,
ha perso le sue bilance con i pesi,
ora è al coperto, che comodità,
e così ancora e ancora
giro guardando,
ma non vedo più nulla.
Il bello della vita:
proprio il cammino,
il percorso che ci rinnova in ogni attimo
in un mondo nuovo,
un mondo al tempo stesso così antico,
una storia così viva
che ancora, Roma,
io non t’ho scoperta.